“Nel corso del primo anno di attuazione della “riforma” la situazione nella scuola pubblica è imbarazzante.
Probabilmente non tutti ancora si sono accorti dei gravi effetti che ha prodotto e produrrà in futuro la normativa varata dall’attuale Governo.
Gli insegnanti sperimentano quotidianamente l’inadeguatezza di questa scuola di fronte alle necessità dell’utenza.
La scelta di eliminare la COMPRESENZA, i TAGLI indiscriminati degli organici, cioè del numero di docenti assegnati alle singole scuole, la PROGRESSIVA ma IMPORTANTE DIMINUZIONE DELLE RISORSE ECONOMICHE assegnate per il normale funzionamento scolastico e per il REPERIMENTO DEI SUPPLENTI, compromettono seriamente la qualità dell’offerta formativa che invece la scuola pubblica dovrebbe garantire.
Gli insegnanti durante le attività didattiche sono oggi sempre soli di fronte a classi più numerose nelle quali sono presenti, ovviamente, diverse capacità, diverse problematiche comportamentali, diversi bisogni relazionali, diversi DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO e non ultimo, diversi alunni che potrebbero richiedere un potenziamento delle normali proposte perché particolarmente brillanti, logici, intuitivi…
L’esponenziale aumento di situazioni di disagio familiare e sociale, poi, non può trovare nell’insegnante unico-prevalente un valido supporto pedagogico che aiuti realmente le famiglie a dare risposta ai bisogni dei bambini.
La presenza di più insegnanti nella stessa classe (già per un limitato numero di ore) ha garantito fino allo scorso anno una gestione condivisa del gruppo classe e risposte più adeguate alle problematiche relazionali e scolastiche.
La scomparsa della compresenza, incide inoltre pesantemente sulla realizzazione di attività di tipo laboratoriale che avevano contribuito ad ampliare l’offerta formativa adeguandola agli interessi degli alunni e alla complessità del reale e rende difficoltosa, quando non impossibile, l’adesione dei gruppi-classe alle uscite sul territorio e alle gite scolastiche.
Gli effetti della “riforma”incidono anche sulla possibilità di garantire l’esercizio effettivo del diritto allo studio per i bambini disabili, in quanto spesso il monte-ore dell’insegnante di sostegno è inadeguato rispetto alle reali necessità dell’alunno e le scuole sono costrette a ricorrere ancora di più rispetto al passato all’integrazione del servizio attraverso la presenza degli educatori, pagati grazie all’intervento dei Comuni.
Occorre anche precisare che il ritorno al cosiddetto maestro unico, sbandierato dal Ministro come guida e riferimento per le famiglie e per gli alunni, nonché antidoto al proliferare di più figure inadatte a garantire un significativo processo di insegnamento e apprendimento, è in realtà un maestro PREVALENTE, cioè un insegnante con una prevalenza di ore e discipline affiancato da altri docenti ( anche fino a quattro) necessarie per completare l’orario , che si dividono le ore e le materie restanti.
Ciò significa che in ogni gruppo classe continuano a lavorare più insegnanti dei quali uno porta il carico più pesante ed è affiancato da altri docenti che lavorano anche in altre classi: questa articolazione della presenza degli insegnanti porta all’impossibilità di condividere scelte e stili educativi che diano continuità e stabilità emotiva agli alunni.
La diminuzione dei fondi assegnati dal Ministero ai singoli Istituti ha ridotto drasticamente i progetti integrativi dell’attività didattica, pone in difficoltà le scuole che non sanno come fare a pagare i supplenti, lede gravemente il diritto allo studio degli alunni.
Di fronte all’impossibilità di trovare insegnanti supplenti che spesso rifiutano l’incarico perché sicuri di non essere retribuiti, o nella situazione di non poterli nominare a causa della mancanza dei fondi necessari, si è arrivati in diversi Istituti a dividere gli alunni nelle altre classi, a utilizzare insegnanti di sostegno o impegnati nell’alfabetizzazione degli alunni stranieri per sostituire i colleghi assenti , impedendo ai bimbi disabili e stranieri di proseguire nelle loro programmazioni.
Questa è la scuola pubblica di qualità voluta dal Ministro Gelmini, ma è anche la scuola che ogni genitore vorrebbe per il proprio figlio?
E noi, società civile, siamo sicuri che questa è la formazione sulla quale vogliamo “scommettere” il futuro delle nuove generazioni?
Si cerca di giustificare tutto con la scusa della crisi economica mondiale, che sicuramente ha inciso sulla necessità di “far cassa”, di ripensare alla gestione delle spese da parte dello Stato. Pensiero legittimo, condivisibile.
Molti sono i tagli che si potrebbero fare, le risorse che si potrebbero reperire. Si tratta di scelte, di priorità. La scuola pubblica potrebbe essere certamente un investimento per il futuro del Paese, ma nonostante i proclami , è chiaro che non è una priorità e che ogni giorno si sceglie, consapevolmente, di non investire su di essa, ma piuttosto di mortificarne l’essenza e la vocazione stessa.”
Il pensiero dei genitori del Comitato Un Po di Noi
La si può chiamare come uno vuole ma la realtà è solo una: l’operato del Ministro dell’Istruzione non ha fatto altro che tagliare costi derivanti dalla scuola pubblica a discapito della stessa.
Invece di investire sulla QUALITA’ dell’insegnamento è compromesso perfino il normale funzionamento degli Istituti.
A volte parlando con alcuni genitori si sentono queste espressioni: “Comunque il tempo pieno c’è lo stesso”, “Comunque anche noi siamo cresciuti con il maestro unico”, “Da qualche parte bisognava pur tagliare” etc etc. Vorremmo allora porre all’attenzione di questi genitori alcuni quesiti e alcune riflessioni: “Per voi i tempi non sono leggermente cambiati? Così come le generazioni? Le esigenze dei bambini? Il modo di fare didattica? Inoltre, chiediamo: “perché se un passo avanti dal punto di vista pedagogico era stato fatto si torna ora ad un modello ormai superato??? C’è forse bisogno di un “maestro” unico per educare come si deve? Oppure ci sarebbe bisogno di sostenere la formazione degli insegnanti per rendere il mondo della scuola in grado di accompagnare i nostri bambini e le famiglie nel lungo processo educativo? Di una riforma vera c’era davvero la necessità ma quello che è stato fatto non è altro che un “disinvestimento” sulla SCUOLA PUBBLICA.
E’ vero, l’Istituzione scolastica ha bisogno di riprendersi la fiducia e la credibilità che a volte può essere venuta a meno anche a causa di personale insegnante e dirigenziale poco attento, poco preparato, mal selezionato, poco presente.
Ma fare piazza pulita tagliando ad occhi chiusi non risolve nessuno dei problemi presenti nella scuola.
Per crescere un corpo di insegnanti adeguato bisogna dare strumenti per la formazione e sostenerla, investire, cambiare i metodi di reclutamento se superati e inadeguati. Certo tutto questo è un lavoro intenso e difficile, più difficile che tagliare tutto e certo di minore impatto sull’opinione pubblica che troppo spesso si fa abbindolare da spot superficiali che nascondono azioni ben più gravi.
Vogliamo invitare i genitori e gli insegnanti a riflettere, a riflettere su ciò che stiamo vivendo perché questa “riforma” che non fa altro che riportare il sistema scolastico a forme superate ed arretrate, recherà gravi danni a lungo termine a tutto il contesto sociale.
Il nostro comitato “Un Po di Noi…La Bassa Reggiana per la scuola pubblica di qualità” invita tutti a ribadire il diritto di avere la migliore scuola pubblica per i nostri figli, per il loro futuro.
La Scuola ha una grossa influenza sulla formazione delle persone, sulla loro capacità di affrontare ciò che verrà. Noi genitori non dobbiamo quindi arrenderci, non dobbiamo rinunciare ad occuparci della scuola.
Vi invitiamo a rimanere informati e pronti a saper cogliere i campanelli di allarme che non tarderanno ad arrivare dopo i provvedimenti varati dal Governo. Tutti i problemi non possono essere risolti autonomamente dagli Istituti e non si può pretendere che l’Ente Locale (il Comune) si sobbarchi tutte le conseguenze di questa assurda riforma voluta da questo Governo.
Chi sostiene che nulla è cambiato dovrà ricredersi quando si solleveranno i primi problemi anche a Gualtieri. I problemi qui, come in tutti gli altri Istituti, riguarderanno diversi aspetti
- numero di insegnanti per classe, organizzazione delle classi, disponibilità di insegnanti di sostegno, copertura dei fabbisogni per disabili, numero per alunni per classe, problemi per l’integrazione, impossibilità di realizzare progetti (senza risorse e senza personale), impossibilità di usare i laboratori (che ci sono ma rimangono inutilizzati perché manca la compresenza), impossibilità di effettuare uscite didattiche, contributi chiesti alle famiglie per il funzionamento della scuola etc etc.
Molti altri problemi verranno alla luce con il passare del tempo. Il Comune farà sempre più fatica a garantire sia i servizi extra-scolastici che i servizi di sostegno agli alunni in difficoltà e i progetti didattici.
Non vogliamo che la scuola “di qualità” debba essere una esclusiva per poche famiglie privilegiate (scuola privata).
La Scuola Pubblica è un bene di tutti e tutti dobbiamo difenderla per il bene dei nostri figli, per la società e per il futuro di questo paese.
Non ci si può lamentare di ciò che lo Stato ci impone se non si lotta per cambiare le cose.
Un Po di noi - La bassa reggiana per una scuola di pubblica utilita'
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