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lunedì 19 aprile 2010

Che paese vogliamo?


Ci sono molti modi per vivere il paese: con la nostalgia dei bei tempi passati quando ci conoscevamo tutti; con la rabbia perché è un paese con poche attrattive, senza divertimenti e pieno di vecchi o, al contrario, con troppi ragazzi e ragazzini maleducati, rumorosi e vandali; con indifferenza perché ci siamo capitati per caso, da un qualunque posto d’Italia o del mondo, alla ricerca di migliori condizioni di vita; con partecipazione, cercando di trovare quello che di buono c’è dentro di noi e intorno a noi per valorizzarlo e sentirci ancora una comunità. E’ questo che sento parlando con le persone, ascoltando le persone che parlano tra di loro o osservando gruppi di ragazzi che sembrano vivere in un mondo a parte.
Ed è proprio ascoltando ed osservando che mi sono fatta l’idea che il paese può essere quello che noi vogliamo che sia. E allora ben venga la nostalgia se serve a mantenere un legame con la nostra storia e i nostri valori ma non ci impedisce di guardare avanti per portare storia e valori nel presente; ben venga la rabbia, soprattutto dei giovani, se serve a costruire nuove utopie, nuove forme di lavoro più rispettose delle persone e della natura e se insegnerà ai più vecchi a guardare la nuova realtà con meno paura.
Il mondo è cambiato e noi siamo cambiati con esso anche se, in tanti, non riusciamo a tenere il passo o non ci riconosciamo nei cambiamenti. Ma così è! Oggi si usa INTERNET, si ascolta l’I-Pod e si viaggia in aereo e il mondo è diventato piccolo. Sappiamo tutto di tutti ma, a volte, non conosciamo il nostro vicino di casa. I valori come il rispetto, la solidarietà, l’onestà, l’onore per il lavoro e il senso del limite si sono un po’ persi per strada e la crisi economica, che colpisce duro anche la nostra comunità, può mettere a dura prova la ricerca dei buoni sentimenti perché altre sono le necessità.
Possiamo però decidere di camminare insieme nei cambiamenti, senza perderci di vista e quindi, reagire e recuperare il bisogno e la capacità di creare socialità e voglia di stare insieme, di conoscerci e ri-conoscerci per aiutarci, sostenerci e anche divertirci. In una parola per FARE PAESE.
Dicevo all’inizio che ci sono molti modi per vivere il PAESE. Per me, il modo migliore è partire dai bisogni delle persone. Non partiamo da zero, abbiamo risorse enormi: persone e associazioni di volontariato radicate nel territorio, impegnate in attività e servizi che sostengono la comunità e la vita  sociale.
E’ un patrimonio da salvaguardare e da arricchire, cercando di mettere in relazione idee e persone con l’obbiettivo di ridare un senso al vivere COMUNE e al dialogo tra le generazioni. Non ci sono ricette. E’ una scommessa che credo interessi tutti noi, amministratori, istituzioni e cittadini - se vogliamo proseguire il nostro viaggio senza perderci di vista.


Luana Cocconi
Assessore ai Servizi Sociali

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